Descrizione
Un Auditorium comuale gremito, con oltre 130 persone, ha accolto in un silenzio attento e partecipe la testimonianza di Luca Ruggeri, protagonista domenica 19 ottobre dell’incontro dedicato al suo libro Il gatto del presidente (Multimage), organizzato dall’Assessorato alla Cultura, Istruzione e Servizi Sociali di Sarnico e dalla Biblioteca civica.
Nato a Iseo nel 1964 e residente a Paratico, ex imbianchino e consigliere comunale, Ruggeri convive dal 2015 con la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica e da allora comunica e scrive con un tablet dotato di puntatore oculare.
A moderare l’incontro la giornalista Francesca Fenaroli, che ha introdotto gli ospiti.
La fisiatra Giorgia Giovanelli del Centro Nemo, che segue Ruggeri nel percorso di cura, ha illustrato gli aspetti medici della Sla: una malattia rara – circa tre casi ogni 100mila abitanti, 6mila persone in Italia – che richiede un approccio multidisciplinare, con l’impegno coordinato di neurologi, fisiatri, infermieri, terapisti occupazionali, psicologi e dietisti. Citando Václav Havel, ha ricordato: “La speranza non è la convinzione che qualcosa andrà bene, ma la certezza che vale la pena fare qualcosa, a prescindere da come andrà a finire.” Un pensiero che ben riassume lo spirito con cui Ruggeri affronta la malattia: come occasione per continuare a fare del bene, a costruire, a testimoniare.
La psicologa Lidia Gazzi dell’Irccs di Lumezzane ha posto l’accento sul valore umano e familiare della testimonianza di Ruggeri:
“Il libro ci dà speranza: racconta come Luca stia affrontando questo cammino. La diagnosi è come una pagina buia, ci blocchiamo e non vogliamo leggere oltre, ma il percorso di Luca ci insegna la capacità di rimettersi in gioco, nonostante la sofferenza.”
Ha ricordato come la malattia coinvolga l’intero nucleo familiare, ridefinendo ruoli e responsabilità: “Prendersi cura di chi assiste è fondamentale per evitare il burnout. Come comunità dobbiamo imparare a prenderci cura non solo del malato, ma anche della sua famiglia. Il senso ultimo è un dare e ricevere amore.”
La scrittrice Iolanda Paladin, che ha intervistato Ruggeri, ha tracciato il ritratto di “un uomo di grande empatia, profondamente legato alla sua famiglia”.
Ruggeri ha condiviso riflessioni di grande forza: “La malattia non ha cambiato nulla nella percezione che ho della vita: ero felice prima di ammalarmi, sono felice adesso.”
Ha aggiunto: "I dottori mi avevano dato tre anni di vita, e sono qui dopo più di dieci. I medici non devono mai smettere di trasmettere speranza.” Sulla fede ha raccontato: “Non sono mai stato un bravo cristiano, ma sono sempre stato credente. La malattia mi ha reso una persona diversa. Non migliore, non peggiore: diversa.”
Alla platea ha voluto lasciare un messaggio: “A chi riceve una diagnosi come la mia dico: non farsi prendere dal panico, farsi scudo con la famiglia, chiedere aiuto a psicologi e non perdere mai la speranza.” E ai medici: “È importante delineare protocolli chiari, per evitare che i malati si perdano nella burocrazia.”
Accanto a lui la moglie Lucia, che ha ringraziato tutti per la vicinanza e il sostegno, e la figlia Marina, che lo ha assistito nella comunicazione e ha letto un brano toccante del libro, dedicato al gatto Arrigo, presenza affettuosa nei primi anni della malattia.
Durante l’incontro è intervenuta anche Denise, una volontaria di Viva la Vita Italia Onlus, destinataria dei proventi del libro, che ha letto una lettera del presidente Giacomo Gigliotti, dedicata all’impegno dell’associazione accanto alle persone con Sla e alle loro famiglie.
La serata si è chiusa nella commozione e gratitudine del pubblico per una testimonianza di vita che non lascia indifferenti: la dimostrazione che, anche nella prova, è possibile scegliere la speranza.
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Ultimo aggiornamento: 21 ottobre 2025, 15:18